Io (filosofia)

L'Io in filosofia è il principio della soggettività, attività di pensiero alla quale è stato spesso attribuito un valore particolare poiché è il fulcro da cui nasce la riflessione filosofica stessa. Il concetto di Io corrisponde infatti al momento in cui pensante e pensato sono presenti al pensiero come la medesima realtà: nel momento in cui mi trovo a riflettere su di me, soggetto e oggetto vengono cioè a coincidere e non hanno più una connotazione che li differenzia.

Catoptromante si riflette allo specchio (di Karl Briullov, 1836)

Questa unione immediata di soggetto e oggetto, essere e pensiero, ha rappresentato uno dei principi fondanti che hanno contraddistinto lo sviluppo della filosofia occidentale, evolvendosi progressivamente a partire dagli antichi greci, fino in particolare all'Idealismo di Fichte, il quale pose all'origine della sua filosofia l'autointuizione dell'Io puro,[1] da lui assimilata all'io penso kantiano. L'io era stato definito da Kant come l'unità sintetica originaria (o appercezione trascendentale) che ordina e unifica la molteplicità delle informazioni provenienti dai sensi.[2]

  1. ^ Chiamato "puro" poiché è svincolato da ogni determinazione empirica, dalla materialità considerata tradizionalmente come "impura". Più frequentemente il termine usato è "Io assoluto", ab solutus - «sciolto da» - non condizionato, libero da ogni limite materiale.
  2. ^ «L'unità sintetica della coscienza è condizione oggettiva di ogni conoscenza, della quale non soltanto io stesso ho bisogno per conoscere un oggetto, ma alla quale deve sottostare ogni intuizione per divenire oggetto per me, poiché in altro modo, e senza questa sintesi, il molteplice non si unificherebbe in una coscienza. [...] Tutte le mie rappresentazioni in una qualsiasi intuizione data devono sottostare a quella condizione, per cui soltanto io posso attribuirle all'identico "me stesso" come mie rappresentazioni, e perciò posso comprenderle come unite insieme sinteticamente in un'appercezione nell'espressione generale: Io penso» (Kant, Critica della ragion pura, [1781], pag. 110, Laterza, Roma-Bari 2000).

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search